"Fresco di stampa": Silvia Rosa, "L’ombra dell’infanzia", peQuod, 2025
Un’ape allucinata che sbatte contro i vetri, febbre che arrossa le guance, notte che batte sui denti cariati. Sono questi i mali rappresi in segni violacei sul rosa delle albe d’infanzia, i guasti delle lucciole che muoiono discrete sotto una brina spessa. Io vorrei dire invece lo strappo delle ali che buca la schiena, la perdita del corpo un pezzo dopo l’altro sotto il peso di un nome di fango e resina, che lascia addosso un’onta indelebile e in gola un fiore di spavento: vorrei raccontare di come cresce nelle sere di luna piena, cambiando colore e di come diventano le mani di una bambina quando scavano in bocca una fossa di silenzio. * Dopotutto voleva solo essere una figlia, una madonnina inviolabile, la principessa della fiaba con lieto fine, voleva un papà, non importava che non fosse il suo, che non le assomigliasse per niente, voleva guardarlo negli occhi e leggere l’ammirazione mista a orgoglio che faceva sbrilluccicare le pupille dei padri di altre bambine. Quelle che lei invi...