Giulio Zambon, tre poesie inedite tratte da "usa e getta"
sto aspettando la chiamata
in cui qualcuno mi dice che sei morta
che li avevi nascosti bene
i dolci nei cassetti
e che erano centinaia, vuote, le buste
nel cestino
io gli direi che lo sapevo, che te l’avevo detto
la chiamata durerebbe un quarto d’ora
sono molte le cose che muoiono
in quindici minuti.
*
Teresa
diluita dai farmaci, ha chiesto
dal fondo
del letto che era un abisso
di vedere sua figlia
ancora
di vederla ancora una volta
l’infermiera che più le somigliava, allora
si è sporta, le si è fatta vicino
le ha detto «mamma
ciao, mamma»
non ha impiegato molto, la trasparenza
a salirle fino agli occhi
guardarla, ormai
era guardare l’acqua in un bicchiere:
attraverso
sotto,
il cuscino.
*
potrebbe entrare qualcuno, adesso, accoltellarci
ma tu su questo letto
l’acqua nelle tubature nei muri
qualcuno potrebbe accoltellarci, adesso, entrare
e sarebbe nitido e improvviso il bianco della lama nella schiena
ma tu dormi, amore
amore, dormi
non si può rompere questa cosa, questo dappertutto
che io non so dire.
*
Giulio Zambon nasce nel 1998. È diplomato in Pianoforte e laureato in Lettere. Cura la collana di poesia della casa editrice ferrarese Argentodorato Editore e insegna Musica nelle scuole. Collabora con il Teatro Comunale di Ferrara e con Caritas Ferrara, come cuoco nel servizio mensa. Ha pubblicato indipendentemente le raccolte ehi tu compra questo libro e dammi i tuoi soldi (2019) e ritratti (2020). Sue poesie sono apparse nel saggio La zattera della bellezza di Marco Dallari (Il Margine, 2021).