"Fresco di stampa": Vittorino Curci, "Cadenze per la fine del tempo", Musicaos Editore, 2023. Segnalazione di Claudia Di Palma


il commiato che sfugge alla pagina
come di ogni cosa il senso che frana
nel nulla di questa notte di pioggia.
dalle finestre ancora accese
l’eloquenza di uno sguardo fa gelare
il sangue ogni volta che una goccia
di luce si squaglia sull’asfalto

“di me mi duole il dolore che non provo
per tutto quello che non sono stato”

*

Glosse Marginali

siamo tornati indietro più volte come ladruncoli
scombussolati da un sole intermittente
che ingessa le ombre.
abbiamo fatto tardi a causa dei nostri dubbi

“verbalizza anche tu i silenzi e descrivi
attentamente ciò che vedi
cercando nell’ovvio
la lenta opera delle generazioni”

è qui che abitavo, nei gerundi staccati da ogni
scopo, nel vociferare del tempo che bordeggia
il non ancora.
tutto questo mentre sui rami dei mandorli

esplodevano i fiori

*

Gli incurabili 

ostinatamente in ritardo sul proprio
tempo gli incurabili sono sempre
in cattiva compagnia.
nessuno può dire per quale ventura
hanno gli zigomi spaccati, grondano
sangue e ridono come ebeti.
forse si sentono scoperti e imbarazzati
a causa di sconnessioni e strozzature
delle fibre nervose.
o forse, come tanti veggenti dell’ovvio,
pensano di riconquistare il mattino
tracciando ghirigori
sulla capezzagna del foglio

*

per tutto il quartiere
un odore di olio bruciato
portato dal vento.
lungo la strada qualcuno
si è perso.
a cena talvolta lottiamo
coi nomi

nell’alveo dei nostri dubbi
il tutto finisce nel nulla
come questa gramigna
che cresce di nascosto
dove l’opera è incompiuta

*

dopo aver concepito tra le sterpaglie, la statua
del giardino elencò i temerari in ordine alfabetico.
la vegetazione riarsa annodò la trama
dei silenzi ma ora ci sono più colori
e niente è più importante di questo.
la vita brulicante degli insetti nella cavità di una
tegola
o sotto la corteccia di un pino
redime i salti mortali delle sinapsi
allorché la mano, come se fosse staccata
dal corpo, continua a scrivere
e la penna diventa un sismografo
nella calda oscurità della roccia.
chiunque vorrebbe correre ai ripari
ed esprimersi con una voce più morbida e velata
ma nella vastità della notte sui declivi
le lucciole sono case e nessuno di noi si accorge
del silenzio dei materiali di scarto, dell’ardore
e del ribrezzo, del tornese e del pungiglione,
del senso di colpa e dell’infinito

*

l’onda lunga del rumore di fondo
ci fa traslocare da un tremito
che tutto nel distacco azzera.
nessuno dirà che non è tempo,
che scriviamo a salve
per non riparare le nostre vite.
ogni passo che mettiamo
ci strappa a noi stessi
e ci ingravida con idee
che gli altri chiameranno eresie

*

Vittorino Curci vive a Noci (Bari) dove è nato nel 1952. È presente in numerose antologie di poesia contemporanea. Tra i suoi libri più recenti, Liturgie del silenzio (Primo premio della XV Edizione Concorso Nazionale di Poesia Città di Sant’Anastasia 2017) – La Vita Felice, Milano 2017; La ferita e l’obbedienza (nuova edizione ampliata) – Spagine, Lecce 2017; Note sull’arte poetica – Primo Quaderno, Spagine, Lecce 2018; L’ora di chiusura – La Vita Felice, Milano 2019; La lezione di Hemingway e altri scritti di letteratura, Macabor, Francavilla Marittima (CS) 2020; Note sull’arte poetica – Secondo Quaderno, Spagine, Lecce 2020; Poesie (2020-1997) – La Vita Felice, Milano 2021, con prefazione di Milo De Angelis (Premio Giuria Viareggio e finalista al Premio “Viareggio-Rèpaci” 2021).





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