Luigi Palazzo, "Bar Samarcanda", Transeuropa, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma
Il marchese
La barba è il giornale su cui è piegato
dalle tre del pomeriggio
e vi si possono leggere
tra una ruga ed un ciuffo di grigio
ogni notizia mancata,
il necrologio d’un galantuomo
ed un accenno di domanda.
Le venature promanano dalle pupille
e fanno la conta degli sguardi schivati
con un sorso.
Si fa chiamare Marchese
ma chi lo riconosce
non sa spiegarne il motivo.
*
Il tavolo 5
Ai posti in cui ogni pomeriggio
quattro pensionati degradano l’Altissimo
invocando un tre di briscola
dei ragazzini in età da scooter
che simulano i crismi degli adulti
ticchettando sugli smartphone
raccolgono il testimone
ed alternano matonne e santi
a morsi ad un panino smezzato.
Fuori
il mondo assume le sembianze
di un piccolo paese
come uno qualsiasi
che ha perso lo scudo
della fantasia e la culla
del sempre.
*
Miriana
Polsi e piedi offerti alla Bellezza
dai primi accenni di sorriso
ai chiodi spietati d’uno sguardo
o di un’assenza.
L’eresia e lo scudo, l’interno coscia e la mano.
Ciò che sarebbe stato nel mai e ciò che non è.
Quindici anni non bastano, sedici sono troppi,
trentadue la pena da scontare.
Il legno su cui poggia il mio capo
è legno d’acero
conficcato nell’argilla.
Dal mio ventre un arcobaleno grigio.
Gocce di ceralacca
dal mio petto.
*
Pompei
Come se accadesse davvero
ciò che sta accadendo
ed il fischio che c’era non c’era,
l’abbaglio che c’è e non c’è
avvolgessero l’adesso di altrove
in un frastuono d’eterno,
in un rigurgito d’inferno
nel battito di ciglia che apre e chiude il mondo
e serra l’essenza
e deflagra l’attesa.
Tumulto nel tumulto.
Caos chiama caos.
Sconquasso che divora.
Piombo fuso e moltitudini d’annientamento.
In questo magma smolecolante
di gente al contrario lamiere d’ombra e fuoco d’argento
frantumi dell’esistere
tra smembra e segmenti d’oltre
e sangue misto a sangue e polvere e rottami
e un Dio c’è stato per ogni brandello.
Caso chiama caso.
Vita che si ripiega
su un tempo che implode.
Sul bancone, in piedi,
una bottiglia d’universo
in decomposizione.
*
Luigi Palazzo è avvocato, autore di contributi giuridici su riviste di settore, impegnato in progetti culturali e sociali, ha firmato testi e regie teatrali. Ha pupplicato in poesia Non raccontarmi il cielo (Manni, 2019).
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