"Fresco di stampa", Valerio Vigliaturo, "IOdrama", Edizioni Ensemble, 2024
Bianco, esiste solo il bianco
di questa luce che assale
il freddo penetra nelle ossa
attraversa la scia dei ricordi
fioccano come un continuum
interrompe il tempo senza soluzioni
soffocato e precluso il cammino
nel marasma che circonda
per ritornare a essere
ci adagiamo, ma saremo più forti
*
A pronunciare il tuo nome
si riempiono stanze vuote
dove traboccava la presenza
nei cassetti, sulle mensole
rimangono impronte e capelli
avvinghiati sotto il letto, il divano
graditi, quando hai amato
da estirpare tutte le altre volte
– nell’assenza diventi ancora più forte
Come fa un amore così grande
a farsi sovrastare imperterrito
dalle frizioni caratteriali, zodiacali
effetti tangibili delle maree di giorno
di notte, sentimenti avversi e irrisolti
senza urlare la sua forza protettrice
fino all’ultimo tentativo di riconciliazione
la risoluzione consensuale di un rapporto
non è impugnabile, più nulla a pretendere
per non farsi male, ognuno con la sua
ragione, giunti a un binario morto
*
A Mariangela Gualtieri
Come fai a sentirti ricco dentro
esplorare libero, spensierato
le vertigini astronomiche, gioie terrestri
in questa stagione tremenda, soffocato
il plasma iperimmune, istigata la scelta
Si schierano nelle roccaforti
migliaia di avamposti
nei crinali di trincee televisive
ora le guerre sono psicologiche
i nemici provocano ma non colpiscono
a te la responsabilità, affrontare
il futuro è un mattone su cui costruire
la fossa, in difesa degli ideali
non cedere ai ricatti inumani
di chi ci rende schiavi
col bastone e la carota
Come fai a cantare ancora poesia
in questo stordimento piangi
ti disperi, scendi in piazza
prima non l’avresti mai fatto
manifestare per indurli a ripensare
farsi carne oltre lo spirito
verbo e parola della gente
Quando sembri persa ancora dilaghi
riprendi voce come un tempo, musa
nella reggia sabauda e radical chic
fluttui sull’acqua, sei leggera
incantevole tra gli stormi
un ondeggiare che traspare
rianima sempre gli uomini
dai tormenti ininterrotti
*
Verso l’Apocalisse, giochiamo
spensierati, surgelati
il delirio delle coscienze, appagati
ognuno a rincorrere le sue mete
sentirsi sfamati nel precipizio
siamo ancora più folli
combattiamo la morte
per rallegrarci con le migliori
distrazioni, neanche il virtuale
sintetizza meglio la scalata
onnipotente, sentirsi immortali
intoccabili da questa sorte
*
Nella spiaggia che ha ispirato
melodie e canzoni d’amore
piccola insenatura dalla bocca d’asino
approdo di naufraghi spagnoli
rifugio di anime impenitenti
l’estate sta per piombare
addosso come quelle frecce
dipingono traiettorie in sincronia
acrobazie quasi perfette
Il cielo si fa scuro, nella profezia
azteca, bisogna sacrificare cuori
e sangue, nutrire il dio Tonatiuh
allontanare la fine del mondo
Stupore, riprese, applausi
celebrano oggi scie funeste
olio di vaselina e pigmenti
secondo fonti alternative
l’idiozia brucia cherosene
l’Apocalisse è alle porte
*
Onde su onde si infrangono
spiaggia inerme in balia della Forza
enigma oscilla tra gli opposti
ribelle e selvaggia, dall’acqua al fuoco
spuma e magma ribolle e leviga croste
dell’insediamento umano difforme
nell’isola di perle mediterranee
Un gruppo di gabbiani temerari
sfida l’insorgere, frangiflutti
telepatici nella simmetria elicoidale
chicchi di grandine come zucche
immobili danno il fianco rivolti
al sole per carpirne la luce
L’inverno riserva sorprese insolite
nell’incanto di chi le sa cogliere
*
Speculari corpi celesti
apogeo serafico
amanti in sospensione
si avvicendano senza mai
trovarsi è un’illusione
sorgere e scomparire
nel perenne esitare
unica certezza
contenere il tempo
nella tregua
*
Valerio Vigliaturo è poeta, scrittore e performer. Dal 2004 è direttore del Premio InediTO-Colline di Torino. Ha pubblicato il romanzo Dalla parte opposta (Augh!, 2018) e la raccolta di poesie Amori & Disincanti (Transeuropa, 2020).
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