"Fresco di stampa": Adriana Tasin, "Voragini d'azzurro", Interno Libri Edizioni, 2025
sebbene fossimo ciechi
ci fu assegnato il potere di vedere
con le dita – per un tempo breve
l’incendio dello sciame di pietre
osammo acrobazie per annodarci alla
morte nostra sposa
*
le montagne a guardarle dal centro città
paiono celesti, e blu le più vicine, mai
diresti che sono di un altro colore e, quando
svaniscono al tramonto, restano a separare:
le radure | le case | i treni | i mari |
le pianure | le autostrade | l’ade
*
potrebbero essere gioie se scendendo a valle
ti venissero incontro le albe
si levassero di nuovo le voci sparite
invece devi percorrere la cresta in equilibrio
scollare lo sguardo dalle mani cercare sempre
più in alto il grido
*
assorto e raccolto, appoggiato alla parete in aderenza, sei
due volte fessura e crepa – poca luce dentro –
come un cieco tastare a bocca aperta l’inverno l’averno
silenzio nevica sulle spalle aria solida di vuoto
dunque, alla montagna, tracciata la via
del trambusto delle mani del tuo corpo dell’inesaudibile
alla fine, cosa resta?
il nome di un cane bianco di un fossile lo schianto
*
con le gambe in vetta, esposte all’ovunque
dal ciglio della sera chiedi – calciando vuoto –
aria su cui poggiare i piedi chiedi
pur sapendo che, se non in cielo,
lungo nessun’altra via potrai proseguire
e mentre tu sei lì io cammino al mercato
annusando basilico e osservando con occhi
di viola il profumo di un nuovo aprile
allungo in alto il braccio e chissà che
– come in un quadro di Chagall –
io e te, appesi a una parete, si possa volare
*
nella sala cinematografica
un alpinista arrampica sullo schermo
lembi ripidissimi di montagna
frammenti di vento spalancano visioni
galleggi con lo sguardo perso
nel luogo così spesso nominato
[dico] ma ti sei visto? riconosciuto?
si spegne la luce nella sala
il buio fa il resto, oscura tutto
di colpo corpo e ricordo
la tua voce rimane, dice flebile: fine
*
hai fatto ordine nella sacca
messo in fondo le scarpe
al riparo il necessario tolto
il disordine ché non ti possa riconoscere
subito la morte, quando viene
*
le fondamenta delle montagne
sprofondano al passaggio della gravida cerva
l’appianamento dei tuoi crucci accade
la fronte distesa sotto gli zoccoli neri
all’alba non esisteranno più le montagne
saranno fondo del mare, sfondo nel palmo
*
Adriana Tasin è nata a Tione di Trento, nel 1959. Si è laureata in Scienze Naturali, all’Università di Bologna, e fino al 2021 ha insegnato discipline scientifiche in Val Rendena, dove tuttora vive, a Madonna di Campiglio, nel cuore del Parco Adamello Brenta, ai piedi delle Dolomiti. Ha pubblicato le raccolte Il gesto è compiuto (puntoacapo Editrice, 2020), Fatti reali immaginari (Arcipelago itaca Edizioni, 2022) e Voragini d’azzurro (Interno Libri Edizioni, 2025).
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