Antonella Sica, vincitrice Premio Poeti Oggi 2025


Sarà un inciampo, una scheggia nel tendine
uno schizzo improvviso di lepidotteri
cederà la diga degli occhi
scivolerò nel fondo amniotico
oltre il transito del ventre

dissolveranno le radici
in quel nodo di tempo
si alzerà un piccolo vento
l’ultimo bacio sulla fronte

sarà un corpo che somiglia a chi ha vissuto
la sua vita estranea accanto.

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La poesia di Antonella Sica si contraddistingue per l’incisività, la capacità di sintesi, la nitidezza e la efficacia delle immagini impiegate per affrontare il grande tema del passaggio, sempre irrisolto per ciascuno di noi, comunque questo possa essere immaginato. Qui sembra accadere come incidente o lapsus (“inciampo”, “scheggia”, “schizzo”), cedimento in extremis in cui è possibile una regressione al proprio “fondo amniotico”, rinascita quindi nella dissoluzione, annientamento delle proprie radici e restituzione alla terra, al nucleo originario; ma senza nulla di tragico, con composta accettazione, consapevolezza estrema che ciò che avviene in questo “nodo di tempo” - il nodo gordiano con cui ciascuno deve confrontarsi - sia in definitiva “un piccolo vento”, solo ipotesi di commiato. Ci si ritrova allora, straniti, fianco a fianco alla corporeità che siamo stati, simili ma non coincidenti, prossimi pur nella lontananza che ci divide. Il distico finale sintetizza e condensa, spiega e tuttavia lascia aperta la questione, afferma e rinnova il bisogno irrisolto di una spiegazione, appeso a un senso in cui ci si possa riconoscere.

Fabrizio Bregoli

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Antonella Sica ci presenta una fine circolare, un termine che non limita. Il protagonista è il mutamento a cui corrispondono tre stati emotivi differenti ma sempre efficaci. Nella prima strofa troviamo l'evento scatenante dove versi colmi di azione diffondono un certo turbamento che però non svolta mai in panico, come se a tale circostanza ci si fosse allenati da tempo attraverso la contemplazione dell'esistere. Nella quartina centrale si muove invece "un piccolo vento" che è il respiro ultimo, quello che senza un richiamo può ritornare all'origine mentre la separazione dai propri cari è l'ultimo nodo da liberare. Sica conclude il suo rappresentare il trapasso con un distico straordinario dove la trasformazione trova compimento e quello che colpisce è che nonostante il riconoscersi già estranei alla vita appena conclusa, non incontriamo né rabbia né rimpianto, solo la gratitudine per aver vissuto.

Luca Bresciani

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Inevitabile è l’unico istante presente, "nodo di tempo", che "somiglia" a un passato indistinto e a un futuro che s’improvvisa. Il transitare non è mai un evento isolato, si dissolve nella fragilità di ciò che resta: resti di un corpo agli occhi dell’estraneità che riconosce se stessa. La dissoluzione diventa desiderio di un ritorno "nel fondo amniotico", in cui la condanna di chi scivola è inconsapevole pienezza di solitudine.

Annunziata Felice

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La poesia di Antonella Sica è profondamente evocativa. Tutti i verbi sono coniugati al futuro, ad eccezione di “somiglia” e “ha vissuto”, e alcuni versi lasciano intendere che la poetessa si riferisca all’ultimo “transito” della vita, al momento del trapasso. La morte, però, viene equiparata alla nascita: “scivolerò nel fondo amniotico oltre il transito del ventre”. È una sorta di ritorno al grembo materno, al principio, al “fondo” di tutte le cose. Bellissimo il verso “cederà la diga degli occhi”. La morte sembra essere innanzitutto uno straripamento dello sguardo, che non può più posarsi sulle cose del mondo. Resta allora solo una vaga somiglianza con “chi ha vissuto”: il corpo e la vita risultano separati, estranei, ma giacciono l’uno accanto all’altra. La parola “accanto”, che chiude la poesia, sembra suggerire un’ultima vicinanza, un legame sottile che permane anche dopo la fine.

Claudia Di Palma

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Le parole di Antonella Sica evocano in maniera lirica e simbolica la materialità del mondo e dell'essere umano, il passaggio dell'esistere e la dissoluzione con un andamento del verso che spezza eppure fluisce in maniera non comune; resistenza e fragilità convivono nel medesimo linguaggio corporeo e tangibile ("una scheggia nel tendine" , "la diga degli occhi") attraversato da una tensione che oscilla tra desiderio di permanenza e la necessità di lasciar andare. Leggere questi versi è come stare sulla soglia dell'esistenza che è lieve e ineluttabile trasformazione ("piccolo vento"), un momento sospeso in cui tutto si raccoglie prima di dissolversi e tornare all'eternità del tutto.

Gabriele Borgna

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Antonella Sica, genovese, è laureata in Lettere Moderne. È regista e manager culturale in ambito audiovisivo e cinematografico. Ha fondato e co-diretto il “Genova Film Festival” dal 1998 al 2015. Ha diretto e realizzato cortometraggi di fiction e documentari selezionati e premiati in diversi Festival. Nel 2014 ha pubblicato Fragile al mondo per Prospero Editore, nel 2018 La memoria nel corpo per Rayuela Edizioni, nel 2022 L’ira notturna di Penelope per Prospero Editore e nel 2024 Corpi estranei per Arcipelago itaca Edizioni. 



Antonella Sica
Vincitrice Premio Poeti Oggi 2025