Igor Giammanco, cinque poesie inedite


Ma l’inverno anche
ha una sua grammatica
un ordine un’ipotesi
dove la neve è neve
la terra umida la sera
un millennio.

Un altro cielo sarà per altri
consolazione, per noi soltanto questo
abbandonarsi al tempo
al lento cigolio del legno
ai passi che si perdono
tra queste stanze fredde.

*

Così restiamo, nella teoria di una finestra,
siamo gli occhi e ciò che guardano:
le cose che trattengono, quelle
che lasciano andare.

Il cielo ha una sua geometria
ma possiamo immaginarlo curvarsi,
guardarci di spalle, come in partenza.

*

La casa è avvertirne le pareti,
la nostra vita di qui.
Che respiriamo
significa una direzione,
una luce semplice.
Poter morire doppiamente
come stoviglie messe ad asciugare.

*

La morte erano per te i patti che io stringevo,
gli anniversari, fare la spesa,
la domenica che si spegneva come una cosa triste.
E così temevi i miei occhi quando pesavo ogni parola
e desistevo senza uno sfogo, il cielo erano queste poche nuvole
una casa un sole un albero disegnati da un bambino.

Ora non ci sei e qui ogni giorno ha la complessità
rotonda delle fiabe ma tu non torni, non torni.

*

Chi siamo se adesso il corpo
ha fragili contorni
e il nostro tempo insieme
è un inciampo dell’inverno.
Non basta la cura del mare, resta
silenzio il silenzio, lo sai,
ha respiri come una cosa viva.

Che fare di questa luce interrotta
ora che è soltanto
un taglio a tenerci insieme
e il tuo stare al mondo è un’assenza
lunghissima senza più dolore.

*

Igor Giammanco vive a Milano. Sue poesie sono state pubblicate in antologie, riviste e blog online.