"Fresco di stampa": Alfredo Rienzi, "Custodi ed invasori", Arcipelago itaca Edizioni, 2024
Questo è il campo dei suoni senza luce dove le foglie secche sul sentiero, indurite dall’agonia e dal vento, sono alle spalle unghie e fiati di cani d’ombra, incorporali, che inseguono il sussulto delle arterie fiutando nella nebbia la paura. È il luogo delle luci senza suono: io non posso invocarti in questa notte muta che non reca perdono né promesse, non ti desidero stella d’albedine che con raggio azzurrino ridai moto alle sfere: non in questo gorgo, in questa guerra nera, dove nel vento intollerante sfuma anche il mite profumo del sambuco. * Il ramo sminuzzato ha assunto forma d’osso l’osso ha venduto l’anima alla pietra mi chiedi di spiegarti il nome delle cose il caso o la ragione dei colori, gli spigoli la scabra superficie e come la pietra si disgrega in sabbia, la polvere, il groviglio delle radici e il frutto se l’eco rimanda sempre il nome detto o qualche volta azzardi a proseguire il verso. * Qui nessuno conosce il proprio nome nessuno ne ha memoria e l’austro nella notte,