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"Anteprima Portosepolto": Biagio Accardo , "Esercizi di riparazione", peQuod, 2024

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Cofano Nell’aria sfatta di un garage dialoga con cose vecchie, lasciate e dimenticate. Sua vocazione fu la pietra frantumata da gettare lungo i binari della valle, suo altare la spalla annerita di un uomo che fu mio padre. Mansueto, ebbe un cuore sassoso, di gran peso, senza mai lasciarsene sopraffare, reggendo così – cofano sventrato, cofano svuotato – la pietra prima, la polvere ora. * Esercizi di riparazione Riparare, rialzare, aggiustare: ci rimarrà solo questo da fare. Lasciamo a Dio la creazione, l’incessante compito di guidare l’invisibile filo che dal Big Bang conduce sino a noi e, forse, a un altro e più sconosciuto noi. Il nostro è il piccolo mondo degli umani: ci fa cornice solo ciò che ci somiglia: la rondine che se ne va, la neve che si scioglie, il vento che s’acqueta. Forse è questo il compito che Dio ci lasciò quando si separò da noi in un momento che non riusciamo più a ricordare: riparare ciò ch’è rotto, risanare ciò che si ammala, rialzare ciò che cade: in questo, cr

"Anteprima Portosepolto": Pietro Russo , "Tutte le ossa cantano la canzone d’amore ", peQuod, 2024

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Un giro diverso Tra me e te c’è un proiettile due fusi orari il ginocchio di un uomo sul collo di un altro uomo una bambina nera coi dred sguardo truce all’obiettivo scandisce Jus-tice come un disco rotto Solo uno si becca il proiettile mentre l’altro va al bar, prende un caffè però bastava un giro diverso del pianeta e che il sole sorgesse dove tramonta e ti avrei chiamato Havel sopra il tuo corpo chiuso nella plastica gialla * Sotto stelle inquiete Dormiamo sotto stelle inquiete Fingiamo di non essere chi siamo e che niente ci spaventa che una stella risplende per ripicca del buio finché non si stanca e che un led acceso sia richiamo di dispersi e non di falene Dall’altra parte del globo quando mi sveglio e non ci troviamo è già giorno * Un tempo non sapevo vedere oltre le tue spalle. Oltre le tue spalle i leoni mi avrebbero sbranato e digerito. Dico questo sapendo di sembrare ridicolo. Ho imparato nel frattempo a dire Scusa e Grazie . Allora mi mancavano le parole per allestire un

"Anteprima Portosepolto": Carlo Giacobbi, "Erbe d’esilio", peQuod, 2024

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Ruderi di cielo ama l’addio della foglia ogni quieta dolcezza dello sfiorire sono silenzi d’occhi nella luce svilita riconoscere nella prova occasione le trame nere e nude, loro pasqua in fioritura * Quando ci accorgemmo che su ogni fiato in ascesa andavano crollando ruderi di cielo, non fu difficile farsi persuasi dovessimo credere meraviglia lo sfiorire delle rose. Non avremmo mai creduto saremmo riusciti a fare Dio senza esserlo, a cavare un che di luce dal suo contrario, che si potesse scorgere incanto nel giallore di foglie calate sul grigio dell’aria. Di quanto appare, tutto è né questo né quello, né quanto si veda ma più ciò a ciascuno convenga. Così, anche la putredine dei frutti caduti a nessuno le pareti mute alla tua insonnia l’ostinata indifferenza del loro bianco la crudeltà del silenzio, il suo ghigno venuto a soffiarti «no, non è un incubo» , furono temi da dipanare sulla pagina intestata «cosa c’è di buono in questo» o in quella «cosa vuoi dirmi, inferno» . Ci abitarono

"Anteprima Portosepolto": Antonio Fiori, "La stessa persona", peQuod, 2024

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Venire e svenire , orgasmo e mancamento – le due piccole mancate morti che ogni volta c’illudono di ritornare a vivere. Alla fine del brevissimo sogno solo liberi, invece, di morire di nuovo. * Cancellare dalla rubrica chi ci ha lasciato costa molta fatica, sembra d’infliggere la morte un’altra volta. Io, per esempio, non l’ho mai fatto – conservo tutti i numeri coi nomi e li travaso quando cambio telefono. Mi dico sempre che troverò il momento di ricordarli tutti nei miei versi. Anzi, inizio adesso, ricordando Sergio. * Ci incontreremo ancora ma non nel futuro – saremo di nuovo insieme nel nostro passato. Un giorno, chissà, ci vedranno dal telescopio puntato su questo pianeta – con un solo sguardo violando il tempo e lo spazio. * Si ritornasse a discutere degli angeli agli amanuensi che copiano instancabili alle giaculatorie senza vanti alla vera attesa della fine, si ritornasse ai lunghi viaggi in carovana ai voti per salvare i moribondi alle povere vite di trent’anni... forse saremm

"Anteprima Portosepolto": Franca Alaimo, "100 poesie", peQuod, 2024

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Poi tutto scompare: fiori d’oro, arance, mal di luce. Soltanto notturne costellazioni, ombre silenziose. La luna per morire ha oscurato il viso. * Dio mio, ecco il mio niente, il mio stare qui così povera, le mani rugose, a guardare ancora, a piangere ancora non ricordo più per cosa. Sapendo che è stato tutto ogni volta per una volta sola. Perdonami se spesso non ho fatto cantare il cuore dimenticando di essere soltanto una sciocca bambina che giocava a moscacieca con il mondo. * Voglio una casa senza porte il vento che entra e fischia insieme ad uccelli vagabondi, una casa vuota dove dormono angeli invisibili e crescono fiori tra le fessure dei muri, e di notte la luna sparge la sua acqua d’argento e gira con il tempo finché l’afferro come una moneta e la getto nel pozzo e lei dal fondo mi guarda silenziosa e mi incanta fino all’oblio, fino all’oro dell’alba che sogna questo sogno. * Come attraverso l’oscurità lei ci fa chiaro. E con noi attende che, slargando il cuore, qualcosa ci gi

"Anteprima Portosepolto": Nadia Maurizia Scappini, "Sul fianco del mattino", peQuod, 2024

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alibi ho preso in affitto un alibi modesto un altrove piccolo monolocale monouso monodose. lo arrederò da subito con tanti pensieri ammucchiati in cantina, nei soppalchi di vecchie case, in garage, dentro la mia cinquecento del sessantacinque, negli armadietti di cucina, dietro l’oblò della lavabiancheria, nella ghiacciaia persino, poi farò una bella pulizia: di buon mattino toglierò polvere ragnatele foglie secche umidore residuo briciole stantie sospiri lacrimosi e desueti lascerò un design di poche scarne parole... * parole piccole I percorrono il sonno procede l’ago a piccoli punti singulti smorzati su pause innocenti scompone versi settenari ottave endecasillabi rimati nel tempo della scuola. lascia sul foglio sillabe di filo una virgola due nodi talvolta una poesia II annodo i capelli come la parola in una svolta di respiro tra il dove e l’altrove sanno la sutura dove si stringe il cielo una morsa – un volo? di gravità sottile III anche di soste viviamo e di silenzi nel lume qui

"Anteprima Portosepolto": Ilaria Amodio, "Foglia e Radice", peQuod, 2024

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Sempre mi porto questo lungo grido di terre abbandonate, remote al di là dei mari che separano vite, contrade e tempi perduti sempre mi porto questo lungo canto le radici sepolte nel silenzio spalancano zolle dimenticate se crepuscoli solcano i cieli e la terra si tinge d’ombra e meraviglia, scavando nel dolore * La casa si fa ombra molte le impronte sulla neve e non trovare volto al ricordo ogni cosa si mescola nel bianco quadri appesi ai muri bicchieri scheggiati una carezza, l’attesa. Ma domani è avverbio incerto, domani – e la perdita si tinge d’impronta foglia e radice da abitare oltre l’ombra incurante e spoglia che lega e separa la terra * La malinconia per il mondo si ritrae in una marea di canti e popoli dispersi i Padri lasciano le nostre mani solcano terre straniere oltre i porti a noi sconosciuti e che sorgano come vele al vento le nostre braccia lasciar cadere ogni possibilità che così sarebbe stato che avresti comunque afferrato la mia mano * Tutto si riduce a un framment

"Anteprima Portosepolto": Eleonora Nitti Capone, "Per fede essi chiusero le fauci dei leoni", peQuod, 2023

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Scrivere è l’impresa di un esercito a ritroso camminare indietro, lasciare la trincea abbandonare il campo degli uomini nemici combattere per ritornare nella casa che abbiamo                                                                   [abbandonato cercare al buio la stanza che contiene la candela la cui fiamma accese prima della guerra chi                                                              [ci ha preceduto e cercare in questa luce fioca cos’è che ora si vede. Vivere davvero è l’impresa di un esercito a ritroso camminare indietro, lasciare la trincea abbandonare il campo degli uomini nemici combattere per ritornare nella casa che abbiamo                                                                   [abbandonato cercare al buio la stanza che contiene la candela la cui fiamma accese prima della guerra chi                                                              [ci ha preceduto e cercare in questa luce fioca cos’è che ora si vede. * Niente di ciò che abbiamo conosc