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Visualizzazione dei post con l'etichetta Arcipelago itaca Edizioni

"Fresco di stampa": Antonio Malagrida, "Distanze", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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raccontano di un dio che può sbagliare che s’infuria per un dente cariato per i prezzi troppo alti delle cure sapessi come trovarlo lo cercherei per una passeggiata invitandolo alla calma a cibi più sani lo pregherei dovesse tornare al principio di farci più attenti alle cose ed in generale un poco più fortunati. * come se la cosa non finisse mai quasi che per diritto mi spettasse un ciclo perenne di postfazioni l’indice dei sonni provvisori una sorta d’autogenesi continua forse una grazia un terno al lotto * Antonio è umano commuoversi avere fame il sapore della panna chiamarsi per nome perdere le chiavi sudare di paura tradire altra questione leggere i graffi sulla parete conservare due scalcinature passare il confine riconoscere l’intonaco sulle unghie di chi appare * seguo la linea invisibile sul muro stupito da meraviglie immateriali e quel fischio strano che non è mio forse tuo nemmeno spero bene arrivi dalla calca, da qualcuno che agiti il cartello col nostro nome tra le mille b

"Fresco di stampa": Silvia Atzori, "Quando tornerai sulla terra", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Il treno per B.: un solo schermo alla violenza di novembre, gli azzurri senza strazio sul binario quindici. L’archetipo del lutto. Cerchi nella borsa una scusa ma è già dentro lo stomaco e lo sguardo agonizzante dei neon fa l’aria rigida. Il segnale disturbato promette nuovi porti ma niente: non si schiuderanno. Ti prego ascolta i miei consigli: resta ancora nel sogno congelato. Guarda lontano dalla ferita. Toccare è provocare l’infezione, ma nascondere: per questo fabbrichiamo nei cappotti il soffocamento del bozzolo il terrore delle larve. * L’encefalo è coperto da membrane, nel suo caso lo spazio assediato era sotto l’aracnoide. L’accumulo di sangue si è formato in fretta entro un mese si sarà riassorbito. Dev’essere successo dopo la caduta dentro il campo di gigli grigi, l’urto l’ha stordita. Gli occhi pagano ancora col difetto il marchio lasciato nella zona occipitale. I primi mesi di là sono stati poco più che un persistente mal di testa, le hanno lasciato una certa ipocondria. *

"Fresco di stampa": Alfredo Rienzi, "Custodi ed invasori", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Questo è il campo dei suoni senza luce dove le foglie secche sul sentiero, indurite dall’agonia e dal vento, sono alle spalle unghie e fiati di cani d’ombra, incorporali, che inseguono il sussulto delle arterie fiutando nella nebbia la paura. È il luogo delle luci senza suono: io non posso invocarti in questa notte muta che non reca perdono né promesse, non ti desidero stella d’albedine che con raggio azzurrino ridai moto alle sfere: non in questo gorgo, in questa guerra nera, dove nel vento intollerante sfuma anche il mite profumo del sambuco. * Il ramo sminuzzato ha assunto forma d’osso l’osso ha venduto l’anima alla pietra mi chiedi di spiegarti il nome delle cose il caso o la ragione dei colori, gli spigoli la scabra superficie e come la pietra si disgrega in sabbia, la polvere, il groviglio delle radici e il frutto se l’eco rimanda sempre il nome detto o qualche volta azzardi a proseguire il verso. * Qui nessuno conosce il proprio nome nessuno ne ha memoria e l’austro nella notte,

"Fresco di stampa": Antonio Nesci, "Vertigine di ogni frattura", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Cerca l’epicentro della parola e con il fiato sospeso canta la vertigine di ogni frattura. Va e porta con te il fuoco di ogni fusione, amalgama il tempo con la voce che chiama, non scordare radici e amuleti magie infantili da cui rinascerai. * Conto i passi del giorno sazio m’addormento nel buio della sera, cerco quei sogni sfuggiti alla memoria e dormo in un sonno leggero, mi cullo con il pensiero di te. Conto le volte che ho incrociato il tuo sguardo non ricordo il numero infinito di attese e appostamenti, ora non mi basta più averti a fianco saperti nel tuo sonno a sognare gli incauti momenti della vita. Tutto ha la perpendicolarità dei ricordi il liquido magma che invade il fiume sassoso e limpido oltre la sera. * Ho cercato fra i volti della povera gente, fra i miti degli orfici canti e infine tra i miei spaesati mattini, non ho trovato mappe nuove, solo le imbarazzanti scene di un bizzarro specchio che deforma la solitudine. Nulla cambia, il cucchiaio nella tazza del latte vorreb

"Fresco di stampa": Paolo Pistoletti, "Al di qua di noi", Arcipelago itaca edizioni, 2023

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[ come sarà stato  allora ] Adesso che ti nascondi dietro ai nomi e non chiami. Hai freddo fuori casa stai in pensiero nel tuo maglione di lana grosso colore terra bruciata tutto intorno non ti accorgi delle cose che sono da loro hai imparato che oramai non ci sono più senza te. Adesso che poi ti rivedi in te che vai via come un tempo arriverà la svolta dell’estate. * È notte il mondo fuori è uno schermo buio. Ma ci moltiplicano i vetri dove poso lo sguardo per mille anche se non vedo cosa ci sia o ci faccia la mia di quello che non sono. Quando volto il mio verso quello che non è in me il mio verso più in là dopo la sedia – tra bicchieri bottiglie e vasi. C’era una candela in cucina per ogni volta che la corrente partiva. C’era un punto esatto dal quale la luce se ne andava da quello che eravamo tutto occhi. * Dall’essere del fuoco noi della casa in fondo al viale. Dalle pietre dalla calce e dal gesso. Da ogni segno di lapis al netto delle mura. Dalle misure senza scarpe prese alla vi

"Fresco di stampa": Sergio Pasquandrea, "Lunario", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Eppure sotto questa crosta di metafore devono esserci le cose come sotto la pelle c’è la carne e sotto la carne le ossa bianche e pulite. Così dev’esserci il mondo dietro la mia mano che lo tocca dev’esserci un altro corpo stretto al mio dev’esserci un senso qui e ora ma bisogna fare silenzio. * Gioia Grazie all’incuria della pubblica amministrazione i papaveri sono cresciuti rigogliosi sul bordo del marciapiede e Gioia nel suo quattordicesimo mese può attraversarli a gambe ben divaricate nel suo body rosa confetto bionda in mezzo a tutto quel rosso. * Átha An Ghainimh (Sandyford) Poi ci sono le cose sfuggite all’obiettivo i due adolescenti in bicicletta per una via desolata del North Side uno sul sellino l’altro semisdraiato sul manubrio la ragazza con gli occhi del celeste più incredibile che avessi mai visto il gruista che mangia il suo pranzo sospeso a cinquanta metri d’altezza nella cabina gialla contro il cielo azzurrissimo. * Raccolto Pettinando i capelli di Lorenzo li trasformo

Silvia Patrizio, "Smentire il bianco", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Il sapore è quotidiano, del cibo annerito sui fornelli, e un sollievo di torta alle mele. Non c’è altro da prelevare all’incoscienza tenuta nel rilievo di una telefonata attesa, e subito ritratta dalla mancanza d’aria che si apre appena prima di avvistare le pareti, o sospettarle. * Così è il turno degli oggetti: anello come anestesia colpa come cibo accantonato pozzo come pianto bianco come braccio che si blocca letto come lingua o come fiume che si spacca come fine. * trattiene solo un filo degli inverni mai contati la sottile disciplina dell’acqua che goccia a goccia smentisce la roccia. * Come ricavare dal fango il senso corale del danno? Ci si addestra a enumerare i personaggi della storia: la matta l’adultera la vedova la madre la croce l’esercito di girasoli in marcia compatta a rinominare la luce. * Dal dolore si spalanca un’aurora di gratitudine, dice il parroco nella certezza del porto. Penso non è per tutti l’altra riva: il vocabolario di avanzi sembra staccarsi dall’altare

Maurizio Evangelista, "Mr. me", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Stanza 103 l’uomo con la giacca scura dorme per finta. alla sinistra la sua unica figlia abbraccia lacrime e vestito come il giorno in cui la diede sposa. il sole resta sulle persiane a notte non è ponente né mattino. distante la moglie ha i capelli malinconici e il sorriso di un tempo inguaribile. li ha tutti davanti a sé con quel tipo di occhi che non si chiudono mai. * Stanza 121 aspetto che la cena finisca e la gente salga in piedi sui tavoli. attraverso uno stadio dopo un grande concerto e per tutta la sera penso a lui che mi lancia un’occhiata sorpresa e mi dice, mi annoia la vita degli altri. * Stanza 215 tu che una goccia di sangue credi sia la presenza di qualcuno che non sai rintracciare ripercorri il giorno all’indietro fino a quelle arterie con lo stupore il dolore e lo spreco che l’errore l’omicidio sia forse un colore l’inizio la macchia scura la parola la fragilità la velocità di ogni cosa dovrai dire qualcosa (se ti daranno la colpa) se proveranno a convincerti che non