"Anteprima Portosepolto": Carlo Giacobbi, "Erbe d’esilio", peQuod, 2024
Ruderi di cielo ama l’addio della foglia ogni quieta dolcezza dello sfiorire sono silenzi d’occhi nella luce svilita riconoscere nella prova occasione le trame nere e nude, loro pasqua in fioritura * Quando ci accorgemmo che su ogni fiato in ascesa andavano crollando ruderi di cielo, non fu difficile farsi persuasi dovessimo credere meraviglia lo sfiorire delle rose. Non avremmo mai creduto saremmo riusciti a fare Dio senza esserlo, a cavare un che di luce dal suo contrario, che si potesse scorgere incanto nel giallore di foglie calate sul grigio dell’aria. Di quanto appare, tutto è né questo né quello, né quanto si veda ma più ciò a ciascuno convenga. Così, anche la putredine dei frutti caduti a nessuno le pareti mute alla tua insonnia l’ostinata indifferenza del loro bianco la crudeltà del silenzio, il suo ghigno venuto a soffiarti «no, non è un incubo» , furono temi da dipanare sulla pagina intestata «cosa c’è di buono in questo» o in quella «cosa vuoi dirmi, inferno» . Ci abitarono