Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Edizioni Ensemble

"Fresco di stampa": Rosaria Ragni Licinio, "Viatico per peccatori", Edizioni Ensemble, 2023

Immagine
Le stagioni rincorrono il mare le voci degli uomini sprofondano attaccate alla terra se il sole si perde tra le correnti del mondo ritornano i figli più in alto dove cresce una lievissima fiamma. * Raffigurarsi poveri prima di imitare i santi fare a meno dello stomaco e recidersi nel corpo per dire che non ci sono radici ma debiti divisi in due parti. * Assaltare lo schermo con le ombre in fila indiana segni illeggibili mentre qualcosa si sganghera e non c’è una ricompensa per gli occhi feriti, un gran correre nell’acquario di insetti e parole se affondo la testa e sono già altrove in nessuna memoria la vita di prima: le mani, i piedi e tutto lo sguardo. * Il verde trascende gli occhi e l’interferenza trascina la biologia del corpo dove piovono stelle oltre le lettere rivoluzione di senso e macchia assillante. Ostaggio senza alcun testimone: oltre le grate della ragione Dio rovista tra le voci dei santi. * Da questo mettersi in lontananza capita di contenere misure le muse che accadono

Letizia Polini, "Macula", Edizioni Ensemble, 2022

Immagine
Dici tutto ora che sei senza parola, implori la riconciliazione. Dicono che hai fame e, sfamandoti, ti fanno allungare le ossa e indurire la pelle. Non credere al ritorno del nodo ricorda l’urlo, quando avrai la parola. * Tracciarti il contorno per ricordare la forma e rifarla. Nel sonno fare densa l’orma della sparizione, ricordare che ti è intrinseco tentare con prudenza l’equilibrio sulle linee quando corrono verso il punto della fuga. * Lo scatto all’entrata del buio murato scolpiva una tana nel fianco. Sviare abbracci circondariali di notte. La quiete visitava uno alla volta, non so del primo crollo o stacco vitale. So che al mattino il blu soffiava le piaghe, velava le punte, sapeva riaccomodare. * Dai capelli si capisce che è la figlia, è la figlia che circonda il padre con il braccio, si porta all’orecchio gli dice qualcosa, lui fa no con la testa. La domanda alla bimba le si spande fra i capelli, poserà una pietra cambierà intonatura, le parole. La domanda non si estingue scor

"Fresco di stampa": Veronica Antonietta Mestice, "Il terzo tempo", Edizioni Ensemble, 2022

Immagine
Solo i secoli sfiorano i sassi, l’estate feroce e tardiva che copre i canneti, le tacite pieghe dei paesi che attendono la vita. Ci sono tanti mattini d’estate che parlano il silenzio. * Dopo tutto, possiamo accettare il disordine tra le cose possibili e i nostri precipizi. Tutto può cambiare in un una notte che squaderna. Il mattino non è stanco di domare le aurore. Il dolore è un’occasione, l’abisso che può sprigionare la luce. Alle volte, basterebbe ascoltare, attutire i colpi, liberare l’ossessione di salvezza, dimenticare caos e tempo. Tanto, il cielo è lo stesso. * La vertigine può essere tollerata se ciascuno di noi è nel frattempo la vita. Nel frattempo, sì solo nel frattempo. Un attimo finito è la nostra giovinezza spavalda, felicità smagliante, una festa continua – sulle macerie di tutto. * E se poi volessimo salvare l’istante? Rendere eterni gli inaccaduti minuti. Fermare la musica dell’esistenza e percepire il frattempo. Con chi, semmai, condividere la fine ironica? Udire i

"Fresco di stampa": Paolo Pera, "Pena di me stesso", Edizioni Ensemble, 2022

Immagine
Le nostre foglie negli ossari Poniamo le nostre foglie negli ossari, Le termiti ci rodono i calzari. Mercurio leggiadro vola Portando le interpretazioni Nel luogo del riposo, lì oso abbandonare Le mie fatiche alla disgregazione. * Maturità raggiunta Qui non si muore ancora, E nessuno sta morendo. Il tempo passa, e ci lascia Un senso di meraviglia: Se la giovinezza era l’età Della morte imperatrice, ora Stranamente piomba l’Eternità Di quei giorni che paiono Un’unica cosa, una realtà Piena di scibile in cui affoghiamo. * Il buio nel cortile Nell’eternità della notte, Gocce di mollica bianca. Io – rarefatto – assumo L’immagine che sputa le ossa D’un gemello caduto Disperando dell’altrove... V’è come un vecchio Signore Che attende i più bei giovani, Ma infine – poiché bisogna morire – Li rimanda tutti più in là. * Prima e dopo ogni esame Tutte le afte che il cielo mi dona Crescono in coro Allorché mi preparo Per quegli esami Di cui ho paura. È tanto bello scoprire le cose, Ma dover dimost

"Fresco di stampa": Lorenzo Pataro, "Amuleti", Ensemble, 2022

Immagine
A chiedere sete hai imparato dai cani con le code stremate nel giro ubriaco senza fine né pace, la lingua ora cava con la punta assottiglia e lecca la mano a chiedere l’acre resto del seme, il fossile vivo sotto la rena davanti alla casa dei giorni d’estate, l’ora di sonno che manca alla meta, qualcosa che porti tutte le cose finalmente a girare come un destino, il segno estinto del fiume e il suo delta da mettere sotto il cuscino e aspettare che arrivi la piena, il rovescio dell’acqua a smidollare le ossa, a seccare il magma nascosto, la fame religiosa dei tarli. * Nell’attesa di un chiarore ci passiamo il talismano come un fuoco da bruciare lento sulle dita, l’amuleto di carta velina da mordere coi denti – tu accendi un’altra fiamma nel calice verde sulla tavola, leggi i tuoi tarocchi e sui fiori illustrati segni al contrario i vaticini mentre fuori un altro anno rovescia i nostri nomi e l’alfabeto. * Cerchia la parola, la parola disarmata alla fine della strage sulla linea che segna

Nunzio Bellassai, "Due tempi", Edizioni Ensemble, 2021

Immagine
Solo i passi sveleranno l’illusione, affossati nel mistero che circonda i viali larghi di questa città che vive dei rumori passati. Avvolgeranno i confini dell’attesa senza profanare né capire, ma ora dentro di me ogni piccola cosa del mondo splende e riaffiora. Nel cielo tempestato di anime hai già smesso di parlare. * Sarà idolo del mio tempo la testa mozzata ai piedi del palo della luce. In alto le mani legate, sconosciute a chi finge che ignorare sia solo un privilegio. La folla assiste, senza riuscire a distinguere il tempo trascorso da quello mostrato, la polvere da ciò che è stato. * Ti guardo spesso tu lo sai ma non dici niente Il fumo gioca sul tuo viso smunto lo smorzi sullo schermo acceso una sigaretta rauca l’acqua sta bollendo Mi lasci il tempo di una pasta insipida che non avrai modo di correggere La tua assenza pranza con me il tuo corpo non mi conosce * La città vive fuori di me, in un sibilo sordo si espande e omette. Ai sopravvissuti non daremo tregua fino a restringe