Gabriele Marturano, “L’anfibio”, Fucine Editoriali, 2020. Segnalazione di Fabrizio Bregoli
Viviamo sugli allori della nostra malattia, aspettando un’inattesa sincerità. Questa birra è un rito abbreviato che mi stana dal mio pozzo arredato. La vita è un’istantanea: più passa il tempo più capisci cosa c’è dentro. Metto elio nelle vene, ogni zavorra di certezza la lancio, come monete sul tavolo per il conto, nella vertigine d’un embolo emergo, m’intasco afelio e perielio. * Apro la porta: luce canini che premono ai cardini degli occhi spudorata mi bracca una parte di me si dà alla macchia, teme l’interrogatorio. Dio, boria che sfoggia il suo repertorio, mio calvario, a naso proseguo nell’aria lattiginosa - ara pacis spettrale e muto - si disanima la mia retina mentre una macchina falcia le gambe alla nebbia che presto si ricompone. Anche oggi a tentoni cerco la via d’uscita di un mondo senza entrata. * L’ikebanista Mi porto per mano ora, non ho più segreti: la luce inonda ogni mia ombra che si assottiglia, assume la forma di un ramo che lavoro per l’armonia della compo