"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Giacomo Pedone
Da sempre ho vissuto un’esistenza in differita, dilacerata dal rimando per obbligo, officio o grottesca natura giungendo là dove s’arriva senza premura. E ora trascorro d’automa la mia non vita conscio che sempre meno ne resta sulle dita e se l’ultimo giorno mi chiedo sia differito prolungando lo strazio dove per tutti è già finito. * Giacomo Pedone ci propone una poesia-pensiero sul senso dell’esistenza strutturata in due quartine senza rigidità metrica precostituita, ma con un evidente gusto per la rima, anche facile, che genera un contrasto voluto con il tema impegnativo sostenuto dalla poesia. Tutto verte sull’idea della inadeguatezza, di una “esistenza” - la propria - vissuta “in differita”, sotto il peso delle costrizioni imposte (elencando le quali si propende anche a un certo gusto per il termine desueto come in “officio”); vita “non vita” che viene esperita nella forma di “automa”, riprendendo un motivo che fu già di Cavalcanti e più recentemente rielaborato da Rebora e Paglia