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Giovanni Nuscis, "Il tepore che resta", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Terapia oscura Dalla rupe dei corpi è caduto il ghiaccio dell’inverno. I nostri soliloqui sul divano son finiti e ha ceduto un poco la carne. Non più silenzio e vuoto malattia, terapia oscura. Vivi e sanguinanti ci siamo ritrovati oltre gli offendicoli di questi anni nel grido euforico e corale per la vita che sembrava felicemente tornata: ma quale vita, ti domandi, quale inseguendo con mani tremanti già altre albe. * Inverno In te c’è un tempo lento che resiste che parla a bassa voce, sommesso da vertiginose lance sfiorato. Scende così su di te il sole basso dell’inverno senza sferze di vento e di gelo. Ti giunge dall’oltre degli occhi come tiepida vestaglia, fino a quando, infuocata, non saluterà la grande palla oltre il tetto e la corona olivetata oltre Platamona e l’Asinara. * Il tepore che resta Il tuo passato è una placida galassia in movimento. Lo evochi e stelle lontanissime ritornano veloci espandendosi, mostrando sequenze sfumate di volti, paesaggi, episodi delle voci di un t...