Paolo Gera, "La ricostruzione di Parigi (ai tempi della presente guerra)", Transeuropa, 2023.
Ci abitava un mago, un illusionista, ha fatto nascere dal nulla una casetta in mezzo alla banlieue oppure sono i palazzi dei migranti sorti intorno come una squadra di funghi ben equipaggiati intorno a un edelweiss. Ci siamo stati un mese quest’estate, aveva un giardino fiorito col sambuco, un vicino bengalese in vena di monologhi e sopra ancora il cielo di Parigi, azzurre anche le nuvole. Su un palazzo altissimo c’era il pezzo di un guerriero zulu che lo copriva tutto e pareva al tramonto sorvegliare le auto come pecore. Lo straniero ero io, cauto nell’andarmene, che compravo pane ai cereali in un forno cinese e acqua minerale in un market di indiani, anche se le chiavi mi illudevano fossi quello di casa. Sorbivo allora l’intimità del rifugio, con le porte aperte sul prato recintato, le donne che amavo che mi davano pensieri e una canzone di Coltrane che cuciva e ricuciva. Ora d’inverno ho gli occhi lucidi per quella casa e un’altra, e immagino sia mia la nostalgia serale del vero pro