"Fresco di stampa": Veronica Antonietta Mestice, "Il terzo tempo", Edizioni Ensemble, 2022
Solo i secoli sfiorano i sassi, l’estate feroce e tardiva che copre i canneti, le tacite pieghe dei paesi che attendono la vita. Ci sono tanti mattini d’estate che parlano il silenzio. * Dopo tutto, possiamo accettare il disordine tra le cose possibili e i nostri precipizi. Tutto può cambiare in un una notte che squaderna. Il mattino non è stanco di domare le aurore. Il dolore è un’occasione, l’abisso che può sprigionare la luce. Alle volte, basterebbe ascoltare, attutire i colpi, liberare l’ossessione di salvezza, dimenticare caos e tempo. Tanto, il cielo è lo stesso. * La vertigine può essere tollerata se ciascuno di noi è nel frattempo la vita. Nel frattempo, sì solo nel frattempo. Un attimo finito è la nostra giovinezza spavalda, felicità smagliante, una festa continua – sulle macerie di tutto. * E se poi volessimo salvare l’istante? Rendere eterni gli inaccaduti minuti. Fermare la musica dell’esistenza e percepire il frattempo. Con chi, semmai, condividere la fine ironica? Udire i