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Eleonora Federici, tre poesie inedite

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Ginestre Vorrei tanto scrivere versi come Leopardi su monti – sterminatori ginestre e altro le mira mia mamma sulla strada – di – Piscille e vorrebbe coglierle strapparle con le cesoie come fanno i serial killer o qualche lupo – cattivo con i fiori – della – giovinezza ma sono troppo vecchia per scrivere * Margherite mi sono vista maschio un tempo mentre coglievo le margherite nel parco era un mazzo per la mamma immaginavo di fare la – pipì – in – piedi era più comodo che accovacciarsi e il blu dei grembiulini era più bello del rosa non volevo essere una Winx – volevo Batman o Goku per vincere il male – nel – mondo i supereroi sono maschi e fanno loro la storia non resta che strappare margherite da dare alla mamma * Rosa rampicante immagina una pianta colorata – di – significato per me, era la rosa rampicante e ogni spina disegnava la corona – di – Cristo quando non c’eri l’abbracciavo nell’Eden del centro – diurno sopperivo così alla mancanza dei no – delle botte – tossiche per me, la

Maria Consiglia Alvino, "Elegie per Calypso", Delta 3 Edizioni, 2023

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Scordando Itaca Il sole smargina le cose, le colline, le case, la strada, la strada. Luce sciante sui noccioli, nel sangue, vento forte sulla disconnessione presente. Un’auto bianca scorre distante. Condomini di sonno e un monte da scalare nascosto, l’infanzia. Tutta questa vita. Siamo luce, non so. Definire, disegnare, che poi è la stessa cosa, fiori sbattuti nel blu. Cosa resterà di me e di te un testo apocrifo senza titolo diario di un mare altro di un altro verde, un’estate chiara, lontana. * Lievito madre Le cose che guardo sono tutte eterne erano qui da tempo, nella congerie di attimi e fotoni, senza tempo. Tu ridi. Un altro giorno ha tolto una gioia fugace, l’ossessione del presente. La paura è un lievito madre cresce nella notte ed è la vita, la vita che ci ostiniamo a dare. * Penelope La notte è lontana, giorno ancora non volge. Proverò ancora a osservare il moto vitreo dell’acqua, i fiori che a cento popolano la sabbia il gabbiano silenzioso che plana. Cercherò parole al fond

"Fresco di stampa": Stefania Giammillaro, "Errata Complice", peQuod, 2024

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Ai sensi di una legge non scritta appesa al baratro senza risposta è vietato venire al mondo in un qualunque giorno di pioggia Senza tuono rimbomba il dire del mare che soffia e soffia un ruggito ancestrale tra cosce nude e stoffe bagnate L’appetito nasce senza fame. * È buio non ti accorgi che è buio sulla soglia che attende la puntualità della prova Scappano i ritardi dalle pareti pregne dell’odore consumato ieri * Era proibito il cortile agli schiamazzi quando le ginocchia sbucciate bruciavano di vita appena iniziata Era proibito urlare in protesta contro addii mortali alla coscienza quando puntare i piedi era occasione di crescita Da un vetro di roccia si penetrava il mondo io pesce rosso con diritto di parola * La geografia del corpo non sconta il peccato originale quando le narici adescano il polline soffiato dal feroce ritardo di fine maggio “ La primavera può ancora arrivare ” schiaffeggia il sussurro su chi trattiene il tumulto nelle ossa e fino alle arterie nuoce il fumo che

"Anteprima Portosepolto": Giulio Mazzali, "La pratica del buio", peQuod, 2024

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Al monte Mondo, frastuono di cicale – tramonta il giorno, s’accende sulla schiena la linea d’orizzonte. * Cipressi nel silenzio si assomiglia immobili alla quiete della strada. Non danno voce i morti, solo calce e cenere, come questa nebbia, che avvolge nella sera muri e linee d’ombra. * Attesa Attesa è la nostra, filo di una trama disfatta nella notte perché tutto resti uguale, nulla sia diverso. * Anelli Accade ad ogni istante che il cerchio si propaghi. Anello dopo anello addomesticare l’acqua, il passo folle di tempesta. * Profezia Crescerà tra notti e storture la nuova umanità. Come fico strappato al morso della roccia, lasciato al vento freddo dei coltivi. Fallirà il mare nudo al proprio corso: morirà nelle sue onde sulla linea d’orizzonte. * La nudità nasconde l’inganno della fine, the end is the beginning insiste la voce, e trama la terra gravata dall’inverno, compagna di semi e cime di confine the end is the beginning ripete la voce, mentre il rosa cede alla luce e spoglio il

Buona estate 2024

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Poeti Oggi va in vacanza , l e pubblicazioni riprenderanno il 15 settembre con l'anteprima nazionale del nuovo libro della collana Portosepolto diretta da Luca Pizzolitto e Massimiliano Bardotti. Sarà possibile continuare a inviare i propri testi in redazione seguendo le indicazioni riportate nella sezione del blog  Contatti . Buone vacanze e grazie per il vostro affetto. La poesia contemporanea in lingua italiana

Lucio Toma, Finalista Premio Poeti Oggi 2024

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Grammatica della sofferenza Occorre stare attenti quando si parla, alle parole, al senso. Anche il verbo che ama, il più innocente, può celare una lama e di traverso può mettersi perfino un pezzo di pane e il vino per quel che non tace. In teoria ubriacarsi di verità potrebbe estinguerci. Meglio per tutti l’acqua: ecco una parola che lenisce almeno finché dentro non ci finisci o anche quest’alba che porta in dono la cieca speranza sebbene il fiore su cui si posa l’ago a farfalla sia proprio il mio braccio. * Lucio Toma , docente, poeta e giornalista, è nato nel 1971 a San Severo (FG). Nel 1999 pubblica Zigrinature (All’insegna del Cinghiale ferito) e nel 2006 A Gonfie Vene (Ianua editore con pref. di Plinio Perilli). Ha collaborato con magazine locali e quotidiani, ha presentato eventi letterari e interventi critici. Ha co-diretto per radio Gargano la rubrica “Books & Music”. Alcuni suoi versi sono apparsi su varie antologie e riviste anche on line. Del 2019 è la pubblicazione di

Filippo Ticozzi, Finalista Premio Poeti Oggi 2024

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Una famiglia sul tetto del duomo L'amore è perduto senza occhi; non si muove (non è come dicono). Vaghiamo ciechi e stanchi anche noi, avvolti in sudari, come insaccati: un'illusione costruita ai nostri avi esigenti. Un vento di sabbia lo scirocco che guasta i pensieri. Lassù non è il planare che avvince, ma l'esser di sale, statue in neri cenci e un vento tenace che non vince. * Filippo Ticozzi è autore e regista di documentari. I suoi film hanno partecipato a molti festival (Visions du Réel, Festival dei Popoli, Jihlava IDFF, Full Frame IDFF ecc.), e hanno vinto diversi premi (Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival, Best Documentary a Cinéma Verité Iran, ecc.). Insegna Cinema Documentario e Sperimentale all’Università di Pavia ed è responsabile del centro studi Officine Creative. Suoi testi sul cinema sono apparsi in volumi collettanei e su riviste specialistiche. Sta scrivendo La bocca di rame , la prima raccolta di poesie. La poesia contemporanea in lingu

"Fresco di stampa": Silvia Atzori, "Quando tornerai sulla terra", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Il treno per B.: un solo schermo alla violenza di novembre, gli azzurri senza strazio sul binario quindici. L’archetipo del lutto. Cerchi nella borsa una scusa ma è già dentro lo stomaco e lo sguardo agonizzante dei neon fa l’aria rigida. Il segnale disturbato promette nuovi porti ma niente: non si schiuderanno. Ti prego ascolta i miei consigli: resta ancora nel sogno congelato. Guarda lontano dalla ferita. Toccare è provocare l’infezione, ma nascondere: per questo fabbrichiamo nei cappotti il soffocamento del bozzolo il terrore delle larve. * L’encefalo è coperto da membrane, nel suo caso lo spazio assediato era sotto l’aracnoide. L’accumulo di sangue si è formato in fretta entro un mese si sarà riassorbito. Dev’essere successo dopo la caduta dentro il campo di gigli grigi, l’urto l’ha stordita. Gli occhi pagano ancora col difetto il marchio lasciato nella zona occipitale. I primi mesi di là sono stati poco più che un persistente mal di testa, le hanno lasciato una certa ipocondria. *

Grazia Procino, Finalista Premio Poeti Oggi 2024

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Per ogni paese addormentato d’Italia Abbiamo pregato-tutti, in silenzio- per questo paese addormentato sulle colline. Ci sarà il risveglio? Quando innaffieremo i cipressi per i morti avremo un futuro. Abbiamo portato ai lampioni fiochi per strade deserte nuovi cieli da osservare con calma. I gatti dal pelo fulvo stavano a ricordare il numero esiguo degli abitanti. C’erano più felini di umani. Il vento ha sconquassato la pazienza dell’attesa- ora, ancora, lo ascolto. Qui il rito scorticato dal sole imbrunito prevede l’ascolto religioso del vento. E le donne hanno per ali il cappello di lana anche d’estate. * Grazia Procino , nata a Gioia del Colle, è laureata in Lettere Classiche. E’ docente di Lettere presso il Liceo Classico di Gioia del Colle. Ha pubblicato haiku in due raccolte collettive edite da Fusibilia, la raccolta poetica Soffi di nuvole  ( Scatole parlanti, 2017) e i racconti Storie di donne e di uomini  ( Quaderni edizioni, 2019). E sia  ( Giuliano Ladolfi Editore) è stata l

Marco Corvaia, due poesie inedite

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Niente di niente Impicco lʼamicizia al ramo più alto per lo stile che divampa in certe liriche maledette il male è soltanto il male non concepire un abisso più tetro deprime ogni sagoma in lotta lʼintera superficie terrestre sa rendersi futile prima o poi e i legami non hanno niente né da dire né da fare niente da leccare, niente materiali niente di indefinito, niente voglie nessuna droga, nessuna barbarie nessun racconto, nessun creatore acidità immutabili, vive o morte si spostano in mandrie di caratteristiche architettoniche che vanamente saranno assolute affievolisce nellʼinsonnia anche questa indolenza ma non mi tange i mostri esistono, siamo noi. * Letargo Le parole sono arnesi d’acqua tutto ora s’acquieta; il mio piede sinistro segue quello destro sul brivido che separa l’aulente infelicità dalla fetida pace. Le parole sono intrecci cupi tutto ora s’innalza; il canto dell’inverno blandisce l’archeologia delle bramosie sfinite e ogni patema diviene distante. * Marco Corvaia nasc

Elisabetta Liberatore, Finalista Premio Poeti Oggi 2024

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Padre e deserto * Scoprire che il buio divarica le parole e gocciola ruggine sui pensieri a rovescio, la sera espande un desiderio di madre e di padre, il bianco del latte prima del sonno, prima del bianco e del nero ostinato e crudo, crivellato di vuoti. Cerco nella parola il senso di questa stretta che si fa sangue e sale, di quest'imbroglio di forme e amore che si raduna dietro una canzone, di questa pagina inquieta che si fa filo di voce, flebo e lettiga e tu sei insieme padre e deserto, brezza che inseguo come un miraggio. Cerco nel verbo il senso di questa monocromia monocorde in cui provo ogni giorno a ridisegnarti, con le parole. *L’Alzheimer di mio padre ** Elisabetta Liberatore , è nata a Pratola Peligna (L’Aquila).  Tra le sue pubblicazioni: Quando tutto sarà giusto , Giovane Holden Edizioni, 2023; Navigando il giorno , Il Cuscino di Stelle, 2023;  Dissolvenze e altri frammenti , Albatros, 2020; Disfonie notturne , Vitale Editore, 2020; Stagioni. Controcanti in chiarosc

Francesco Cagnetta, "Insolvenze", La Vita Felice, 2024

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Ho un passato a cui obbedire  due occhi da portare avanti  ma i nostri corpi servono solo a riposare  l’orologio singhiozza da entrambe le parti.  Così non siamo che la fine  il passo che si sfila  per non prendere distanza  sentinelle vuote  senza alcuna intenzione. * Il seme è tornato sconfitto  al momento non ho figli  che non siano sagome  da riempire. Così uccido non solo me  ma tutti i mille e mille anni  che mi hanno dato in dono  questa carne per avvoltoi. E allora sarà questa la voce  che mi sono dato  il bimbo che scende dalle scale  per cercarmi  dove non potrò arrivare.  Allora sarà questa la voce nuda  e la mia ossessione  di essere vena interrotta  materia senza movimento  il risultato della sottile distanza  tra me e il non esistere. * Contiamo il tempo sul palmo della mano  pochi secondi fa ero Adamo  e mentre l’Universo saliva  sulla ruota dei millenni  io mi sono leggermente voltato. * Per quanto mi sforzi di immaginare il vuoto  che avrà la mia faccia sul punto di mo