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Rosaria Ragni Licinio, "Spazi d'esilio e presagi", Il Convivio Editore, 2024

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Un filamento si è staccato, balza la mano sull’antro grembo senza mutamento, lenzuolo e nido come una bocca grande la casa di qualcun altro la trasparenza delle viscere, i corpi abitati. * Nel sole delle dodici fioriscono le braci e l’inganno del cielo è più vicino all’uomo l’ombra resta infinita e la senti nelle vene, per questo disegni nell’aria una spirale distorta per riposare un momento la nostalgia che hai creato. Un eccesso di pensiero se poi avanza il fuoco. * Verrà la parola muta, ma tu fingi questo incontro un abbraccio – sopra le spalle – il gesto che ripara una forma estranea, nessun risultato presente come una cosa già vissuta quest’idea che abita la bocca e intanto si dirama. Scrigno di carne, reliquiario. * Fa questo silenzio la pausa fra il respiro e il mondo – si rintana – dove non può essere ragionato, nel buio, un volto perduto grida l’anima su un’altra riva e viene sepolto quello che non c’è sempre presente. * È votata alla nascita questa chiarezza primitiva di stel...

Marco Saya, "Le notizie non sono delle migliori", Marco Saya Edizioni, 2024

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mi sono visto cieco in quelle vite conficcate come fori di proiettili nelle mura di vetusti ruderi – sapevi della ruggine nel cancello – la demolizione s’approssimava, dipendeva dalle carte, prima che una ruspa compisse l’atto finale e la terra tornasse a respirare. * La luce di un lampione giallo illumina il fiocco – giallo –. L’incanto rinasce: nascosto il grigio, il nero delle vie, delle grate, dei tombini di una fogna che tutto ingoia, cosmica nella sua ingordigia. La neve, pietosa, ha coperto tutto con la sua insistenza carica di nostalgie mai sopite. * le notizie non sono delle migliori, mai state d’altronde e neppure attendibili. la vita media si è allungata, l’unica verità accertata. è verosimile che il creatore del palinsesto abbia trovato, così, l’unico modo per vendere più copie. * Un giorno lo vedremo intero questo tempo in dissolvenza, con l’amore che più non morde e la natura truffata dai bond quella casa è sempre lì aspetta una voce che la abiti una lettera spedita dal f...

Serena Mansueto, "La statua inesistenza", L’arcolaio, 2024. Segnalazione di Claudia Di Palma

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interiore n.2 È un’isola. Assorbe una forza attende il fenditore nella catalessi circoscritta aspetta un corteo di aviatori, l’imprudenza di infoltirsi, tentare un germoglio d’acqua                                                               nell’utero. È un’isola che conosce assopita i suoi squali. * interiore n.5 Si sta formando un lago una grande memoria d’acqua. Cresce con le domande cosmiche, insieme alle riflessioni d’arrivo, le paludi dei timori i micro-organismi lunari nell’addome bevono odori ancestrali. Hanno cercato il tuo alito su Marte un corpo nudo, la piega nell’ombra. Ho provato a dire loro qui è il mistero tutti gli occhi adunati nella coloritura del grembo. * esteriore n.8 (Nelle prime settimane) le donne spacchettano il regalo dell’ignoto ma una luce di leggende e storie fuoriesce dalle Moire, un mare addolcito da...

"Fresco di stampa": Giuseppe Cavaleri, "I Corpi Santi", Interno Poesia, 2024

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La linea 93 dell’ATM unisce Corvetto, Milano Sud, e Lambrate, un tempo comune a sé, adesso  estremità est della città. Nel tragitto riqualificazione e degrado si alternano al cielo, che sbuca di tanto in tanto dai palazzi. A Corvetto due signore polacche parlano e l’alba cresce tra le mani. Non c’è per loro troppo freddo, anzi le rivedi che tornano bambine, con il bianco che entra negli occhi e non altro che la neve per mesi. In via Celoria sale una coppia. Sbronzi, sono un riflesso che si scinde, sbatte e si compone su un cartellone dove un tizio salta su ali di carta, circondato da un neon bianco che dice: “They believe in rock! And you?” La 93 è una ferita che raccoglie la fame che taglia tutta Milano. Nei minuti incerti tra buio e luce i contorni sfumano e lo spazio si fa una giostra di vite che migra e prende la consistenza della luce, che trema sugli oggetti e poi scompare. Tu invece sembri esistere solo ora mentre dormi e la luce si raduna in una linea che ti mitra...

"Fresco di stampa": Marilena Renda, "Cinema Persefone", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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l’inizio è come la fine non toccarmi un pensiero un allarme suonato dai nervi alla pelle. la pelle è giovane, la pelle è vecchia, si fa ingannare dai varchi dalle parole che ruotano nell’aria mossa da Ade dagli specchi che si muovono * hanno traslocato per sparigliare, i comodini, le coperte i serpenti e i gigli del campo si agitano nelle scatole è lo stesso cielo che brilla agli inferi – Persefone la sentiva battere dentro, la donna morta – qui però il sole ti trova a tradimento * nascondono in pancia le frasi innocenti dopo tanto tempo nessuno ha colpa del silenzio Persefone è convinta che guardare il telegiornale attiri i cattivi pensieri degli spiriti infelici, e in ogni caso è difficile sopportare il dolore. le parole inutili nutrono la terra del suo amore * in un altro momento della storia dimentica che il tempo non ha dimensioni tutto si accartoccia dentro come ogni altra cosa l’acqua è tutta fango e mancanza di salvezza in un altro momento, ma non importa gli insetti, i pesci d...

"Fresco di stampa", Valerio Vigliaturo, "IOdrama", Edizioni Ensemble, 2024

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Bianco, esiste solo il bianco di questa luce che assale il freddo penetra nelle ossa attraversa la scia dei ricordi fioccano come un continuum interrompe il tempo senza soluzioni soffocato e precluso il cammino nel marasma che circonda per ritornare a essere ci adagiamo, ma saremo più forti * A pronunciare il tuo nome si riempiono stanze vuote dove traboccava la presenza nei cassetti, sulle mensole rimangono impronte e capelli avvinghiati sotto il letto, il divano graditi, quando hai amato da estirpare tutte le altre volte – nell’assenza diventi ancora più forte Come fa un amore così grande a farsi sovrastare imperterrito dalle frizioni caratteriali, zodiacali effetti tangibili delle maree di giorno di notte, sentimenti avversi e irrisolti senza urlare la sua forza protettrice fino all’ultimo tentativo di riconciliazione la risoluzione consensuale di un rapporto non è impugnabile, più nulla a pretendere per non farsi male, ognuno con la sua ragione, giunti a un binario morto * A Marian...

Simone Beghi, cinque poesie inedite

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Agarthi Un uomo guarda la grande giostra azionata dalla mano di un bambino, torna indietro nel tempo diventa suo nonno, manda coordinate per cambiare le sorti di una guerra attraverso detonazioni. Sa di essere lì da qualche anno, prima dell’armistizio, sotto lenzuola di prato e si aggrappa alle gambe di mogli perdute in Toscana. Ma poi, tutto cambia i fantasmi di Agarthi vengono a visitarlo, gli mostrano il complotto sotterraneo, il brivido di uno scettro e riempiono improvvisamente la sua agenda. Non c’è più spazio per altro: addio Toscana, addio moglie, si parte sul treno transiberiano al lavoro, nel buco ghiacciato di promesse e prodigi di eternità, di significato, abbagli dorati ai confini del mondo. Una riga di lacrime gli corre sul viso in distanza l’uomo ha paura, sui peli bianchi indossa la maschera dei viventi e la noia di chi non oggi, non domani non potendo vivere  non è morto mai.  * La precisione di una frase Sotto una scala, il rabbino parlò delle cose che separa...